Il torcitoio circolare da seta

il torcitoio da seta è la prima macchina operativa complessa che l’uomo abbia mai costruito. Si tratta di una macchina apparentemente molto complessa, ma che in realtà sembra tale perché è densa e ripetitiva. Ha circa due metri di diametro ed è alta poco di più. Esso compare in Italia, a Lucca, intorno al XIII secolo. Si tratta di una delle macchine più interessanti del Medioevo, certamente quella più produttiva. Un torcitoio da 100 fusi richiede infatti due operai contro i cento di prima, ed il tempo per torcere un rocchetto è cento volte minore di quello che si impiegherebbe per torcere a mano. Complessivamente, quindi, l’invenzione accorcia di circa 10000 volte il tempo di torcitura per una produzione media artigianale. Due ordini di grandezza in meno in una sola volta. due sole persone contro cento e una regolarità di torsione mai vista!. Raramente nella storia della tecnica ci si imbatte in simili risultati. Si può sicuramente affermare che la civiltà industriale nasce con i torcitoi da seta. (Flavio Crippa).La prima immagine giuntaci della macchina si trova nel “Trattato dell’arte della seta in Firenze” del 1486,ma copia di un manoscritto del secolo precedente, ora alla Biblioteca Laurenziana di Firenze. Sulla base del trattato e con le conoscenze storiche acquisite nel settore, la Gaita ha ricostruito il torcitoio circolare ad energia umana facendone l’unico esemplare funzionante al mondo. In realtà lo strumento che caratterizza l’Arte della seta non è il telaio ( con cui si tesse la canapa, la lana e la seta), ma il torcitoio da seta. IL torcitoio circolare da seta a energia umana: una invenzione ” rivoluzionaria”.1- Perché torcere la seta? In natura esistono migliaia di filamenti vegetali e animali più o meno lunghi e resistenti. In genere, i filamenti di origine naturale hanno una lunghezza inferiore al metro, da qui la necessità di costruire un <<filo continuo>> partendo da elementi più corti. La filatura, intesa come creazione del filo, nasce dall’unione per torcitura delle fibre. La tessitura, con tutte le fasi di preparatorie dei filati che essa richiede, era già una tecnologia consolidata quando in Oriente si scoprì che esistevano fili naturali di centinaia di metri. Erano i fili di seta dei bozzoli di alcuni insetti. Tra gli insetti vi sono centinaia di specie serigene, tuttavia una specie fu oggetto di interesse particolare per diverse ragioni: facile dipanabilità del filo, filo molto lungo e sottile, possibilità di allevamento domestico. La pratica allevatoria del Bombyx mori, del baco da seta, continua da oltre quattromila anni. Dall’Oriente, molto lentamente, essa arrivò in Europa assieme alla tecnica di trattura, cioè all’arte di levare la bava dei bozzoli per farne un filo utilizzabile. Durante la trattura, la sericina, viene sciolta immergendo i bozzoli in acqua calda; individuati poi i capofilo con una spazzola, se ne fa un mazzetto proveniente da più bozzoli (la rosa di trattura) e si inizia a tirare (da cui trattura), avendo cura di tener ben unito il mazzetto delle bave e di mantenere l’acqua calda. Il filo così ottenuto, reso compatto dal reindurimento della sericina, viene avvolto su di un aspo, dove va a formare le matasse di seta greggia. Per millenni la seta greggia ottenuta dalla filatura è passata direttamente al telaio per essere tessuta. Se si analizzano i rari frammenti di tessuti antichi, ritrovati per lo più in tombe cinesi, oppure di provenienza Sassanide e Bizantina, si osserva come i fili di ordito e di trama siano in genere privi di torsione o ne abbiano una debolissima (pochi giri per metro). Tuttavia, dal X secolo d.C. in poi, compaiono tessuti con fili decisamente torti, decine o centinaia di spire per metro. L’esigenza di produrre tessuti sempre più fini e con disegni sempre più complessi, uniti alla necessità della tintura in filo, fu quasi sicuramente la causa determinante dell’introduzione della torcitura della seta. Ove e come ciò avvenne per la prima volta non è noto. Da semplice esigenza operativa, la torcitura divenne col tempo un settore molto importante nel processo di lavorazione della seta, con imponenti edifici, macchinari, maestranze, normative e capitali dedicati allo scopo.2- La torcitura antica e il torcitoio << tondo>> a energia umana. La produzione di seta torta a mano era lenta e dispendiosa; il filo torto dava luogo ad evidenti irregolarità della pezza finita, attribuibili alla disuniforme distribuzione della torsione lungo il filo. La ruota a filare semplice permise di risolvere in parte i limiti produttivi dei filati per tessitura. Di probabile provenienza orientale essa compare in Europa dopo il 1000; la prima raffigurazione è visibile in una delle vetrate della cattedrale di Chartres e risale al 1150 circa. Nel corso del XIII secolo, compare in quel di Lucca il << torcitoio tondo>>, mosso dall’uomo. La loro origine finora è ignota, forse dal Medio Oriente all’epoca delle prime quattro crociate dal 1098 al 1204.Hanno forma cilindrica e torcono contemporaneamente la seta di circa 80 rocchetti completandoli in 6-10 ore con soli due addetti. Se si pensa che a mano una persona torce un rocchetto in 30-40 ore, si ha un salto quantitativo di produzione di circa 300 volte con una qualità di filato molto migliore ad un costo inferiore. La fonte di energia erano le braccia dell’uomo. Una persona allenata poteva muovere fino a 150 rocchetti per 8-10 ore con qualche sosta. A causa di guerre civili in Lucca, già nel Trecento la conoscenza del torcitoio si diffonde a Firenze, Bologna, Venezia, nel sud della Francia. Nella seconda metà del Quattrocento il giovane Leonardo da Vinci, a Firenze dove era a bottega del Verrocchio, conosce il torcitoio circolare da seta ormai consolidato da più di due secoli di attività. Ne rimane affascinato, lo studia nei dettagli, vi scrive sopra persino degli indovinelli e lo migliora: inventa il distributore automatico del filo; inventa le rocchelle per avvolgere la seta lavorata e le bacchette per inserirle, in sostituzione dei più ingombranti aspi; inventa un nuovo tipo di movimentazione dei fusi, allo scopo utilizza una ruota suddivisa in settori (strofinacci) per migliorare l’aderenza. Tutte invenzioni che accrescono di molto la qualità dei filati di seta e la produttività della macchina. A partire dal Trecento, inoltre, esigenze produttive avevano obbligato a ricorrere all’energia idraulica per muovere i torcitoi da seta diventati ormai grandi macchinari alti 5-6 metri. I nuovi dispositivi leonardiani che li migliorano si diffondono presto. La città di Bologna, con centinaia di torcitoi impiantati, ne è il centro più imponente fino al XVII secolo. Ma la stessa macchina è ormai diffusa in Italia, Francia, Spagna, Olanda Belgio, Austria, Ungheria.